Page 254 - Vida y Obra de Vizcardo Guzman - Vol-1
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Volumen  1
                                                             Viscardo y la rebelión de Túpac Amaru
                    Avendo sviluppato a V.S. il meglio che ho potuto, nel ricinto di una
            lettera, lo stato delle cose in quella parte di mondo, passo a ricordargli quel che
            V.S. mi fece l’onore di dirmi, cioè che se si desse l’occasione di una spedizione
            nel Mare del Sud non sarei stato messo in oblio. Ora non si può più dubbitare
            che si debbano fare delle altre quanto prima; primieramente perché il miglior
            tempo per quella navigazione sono i mesi di novembre e dicembre, e perché
            sarà necessario mandare nuovi rinforzi d’armi e marcanzie prima che parta
            l’armata che si prepara in Cadice, come si dice.
                    Se la povertà del mio stato non mi ritenesse, io volerei in Inghilterra, e
            sono sicuro che alle mie preghiere non ricuserebbe quella generosa nazione di
            ricondurmi alla patria, di cui è divenuta alleata. La prego dunque, signore, di
            considerate i vantaggi che risuterebbero agl’inglesi se io gli accompagnassi in
            questa grande impresa.
                    Mediante le lingue peruviana e francese, che intendo e parlo medio-
            cremente, io sarei un interprete degno d’ogni fiducia e più commodo per gli
            uffizziali inglesi, che non sapranno generalmente o no[n] avranno familiare
            la lingua spagnoula quanto la francese. Il conoscimiento dei costumi, usanze,
            pregiudicj ecc. di quei popoli mi rende altresì comendabile. L’essere di una
            famiglia distinta di Arequipa, dove mi appartengono beni considerabili, ed il
            lungo soggiorno fatto in Italia, mi darebbero qualche influenza sopra lo spi-
            rito de’ miei compatrioti, Come gesuita e come creolo nessuno sarebbe meno
            sospetto di me al nuovo governo né più attaccato ai suoi interessi; e poiché in
            questa occasione non é disdicevole ch’io parli vantaggiosamente di me purché
            sia con ingenuità, posso dire che forse si troveranno pochi fra tutti i gesuiti
            americani che siano più atti di me per l’affare di cui si tratta. Oltre lo stato
            secolare, che mi rende, proprio a molti servizj di cui i sacerdoti non sono
            capaci, e di piccoli altri vantaggi già specificati, posso lusingarmi di possede-
            re dei conoscimenti non indifferenti sopra l’America meridionale, acquistati
            colla lettura di buoni libri ed il lungo commercio con dei gesuiti iluminati di
            tutte quelle provincie. L’esempio che da me prenderebbero molti di questi ge-
            suite americani, se vedessero ch’io trovassi prottezione e buona accoglienza tra
            gl’inglesi, é ancora da valutarsi. Ma non volendo più abusarmi della pazienza
            di F.S., finisco col rappresentargli che s’io no[n] avessi in vista i vantaggj per-
            sonali che aspetto dalla mia qualità e dai beni che mi appartengono, non mos-
            trerei tanto ardore per impegnarmi in una impressa difficile, lasciando una





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